Riccardo è arrivato alle sette precise.
Erica lo ha guardato con un po’ di sufficienza. Non è che il mio amico non le piaccia. Diciamo che le è un po’ indifferente.
“Mi sembra un po’ teppistello, ma tutto sommato dev’essere innocuo” mi ha detto un giorno.
“Riccardo è un amico vero e sono sicuro che mi toglierebbe dai guai se una volta dovessi finirci dentro. Naturalmente farei lo stesso io per lui”.
Mentre andavamo a casa di Angiolina, Erica ha detto a Riccardo: “Grazie per aver dato una mano a Tonino a trovare la gatta”.
Riccardo si è stretto nelle spalle e non le ha risposto. Ma ha notato che Erica aveva indossato un vestito nuovo e mi ha strizzato l’occhio.
Angiolina ha risposto al primo squillo.
“Salite, vi sto aspettando”.
Ci aspettava sul pianerottolo e ha stretto subito la mano ad Erica, senza soffermarsi più di tanto sul vestito che indossava.
“Questi sono per lei”.
Angiolina ha preso i gianduiotti di mia sorella e le ha detto: “Non dovevi. Comunque grazie. Venite, andiamo in cucina”.
Erica pensava di trovare anche la gatta. Ma non c’era ed è rimasta delusa.
Allora Angiolina le ha chiesto: “Vuoi vederla subito?”
“Sì, grazie” le ha risposto Erica con un tremito nella voce.
“E’ sul divano del soggiorno. Vado a prenderla”.
Angiolina è tornata un paio di minuti dopo, stringendo fra le braccia una gattina con un abbondante pelo striato. Mi sono chiesto come aveva fatto ad avere dei mici essendo così piccola.
Erica è ammutolita.
“Eccola” le ha detto Angiolina. “E’ molto spaventata, poverina. Chissà cosa avrà patito sulla strada insieme ai suoi piccoli. E’ soltanto pelle e ossa. Ma ricorda che non ha bisogno soltanto di cibo. Vuole soprattutto protezione e affetto. Pensi di poterglieli dare? E non solo per un breve periodo, ma per sempre?”
Erica ha annuito.
Era troppo emozionata e non aveva la forza di rispondere. Ma non poteva cavarsela solo con un cenno della testa.
Angiolina, infatti, non l’ha sottoposta a un lungo interrogatorio. Tuttavia, dalle brevi ma precise risposte che Erica le ha dato, ha capito che la gatta sarebbe finita in buone mani.
“Agli inizi non sarà facile comunicare con lei” le ha ricordato. “Deve imparare a fidarsi di te e degli altri. Tenderà a nascondersi, a non farsi toccare. Datele il tempo necessario. Quando si sentirà parte della vostra famiglia, accetterà le vostre coccole e vi ricambierà con le sue fusa e le sue musate. Vuoi provare a prenderla in braccio?”.
Erica ha preso la gatta con delicatezza. Pensavo che le sarebbe sfuggita con un guizzo. Invece si è lasciata tenere, lanciando sguardi curiosi a mia sorella.
“Direi che ti ha già adottata” ha detto Angiolina.
Erica ha sfiorato la nuca della gatta con un bacio e l’ha messa nella gabbia, che aveva foderato con un morbido tappetino.
“Mi piacerebbe rivederla ogni tanto” ha detto Angiolina.
“La inviteremo a cenare da noi” le ha garantito Erica.
Riccardo ci ha salutati sotto casa ed Erica lo ha ringraziato di nuovo.
Appena uscita dalla gabbia, la gatta si è guardata intorno, si è infilata nella camera dei miei genitori ed è andata a nascondersi sotto il letto.
Dopo cena Erica è venuta a trovarmi nella mia camera. Mi ha abbracciato, mi ha baciato come faceva quando ero piccolo e mi ha detto: “Grazie, Tonino”.
“Come la chiamerai?” le ho chiesto.
“Quando sono uscita dalla casa di Angiolina, ho visto una bella luna in cielo. La chiamerò così: Luna. Vado a cercarla. Vorrei che già da stanotte dormisse nella mia camera”.
A proposito, Nessuno non ha nemmeno abbaiato quando l’ha vista. Voleva solo annusarla. Ma i saluti sono rimandati.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino