Subito dopo pranzo, mi ha telefonato Riccardo.
“Come mai non sei venuto a scuola?”
“Ho la febbre, Rick”.
“Come te la sei presa?”
“Non lo so”.
“E’ una bella fortuna. Domani c’è la verifica di mate e scommetto che tu te ne starai al caldo in casa”.
“E’ molto probabile. La febbre non è scesa nemmeno con lo sciroppo che mi ha dato mia madre. Quasi certamente stasera verrà il medico a visitarmi”.
“Vengo a trovarti appena possibile”.
“E’ meglio che non lo fai, Rick. Non vorrei passarti la febbre”.
“Ma è proprio questo che voglio. Spero che mi venga stanotte, così domani resto a casa anch’io. La verifica di mate sta mandando in tilt parecchi e tutti l’attendono come il giudizio universale. Figurati io”.
“Allora ti aspetto”.
“Ti viene da vomitare?”
“No”.
“Meno male. Fra poco sono da te. Naturalmente non dirò niente a mia madre. Lei non vede l’ora che vada a scuola. Quando io non ci sono, non fa altro che pulire e lucidare la casa, tutti i giorni. Mi chiedo chi glielo fa fare. Probabilmente abbiamo la casa più pulita di Torino. Nel bagno si sente un profumo, nel soggiorno un altro, nelle camere da letto un altro ancora. E’ come essere in un negozio di profumeria o in un giardino fiorito. Ma certi profumi non li sopporto proprio.
Quando Riccardo è arrivato, mia madre voleva tenerlo lontano da me.
“Non si preoccupi, signora. Io ho una fibra robusta ed è difficile che qualcuno mi contagi. Che io mi ricordi, non mi sono mai influenzato e la febbre non so cosa sia. Stia tranquilla”.
Mia madre lo ha fatto passare.
“Devi per forza stare coricato?” mi ha chiesto Rick fermandosi accanto al mio letto.
“Mi sento un po’ debole”.
“Come faccio a prendermi la febbre?”
“Non lo so”.
“Tossisci molto?”
“Quasi niente”.
“Allora l’aria non è satura di germi. Lasciati toccare”.
Riccardo mi ha passato una mano sulla fronte e l’ha annusata.
Poi ha aggiunto: “Mi trattengo almeno un’ora. Cosa possiamo fare?”.
“Io non ho voglia di far niente. Mi si chiudono gli occhi”.
Luna è venuta fuori da sotto la scrivania e ha guardato Riccardo da debita distanza.
“Avvicinati, di che hai paura?” le ha detto lui. “E’ anche merito mio se sei finita a vivere in questa casa. Si vede che ti nutrono con bocconcini prelibati, sei quasi il doppio di com’eri quando siamo venuti a prenderti”.
Luna non si è mossa, ma ha sollevato la coda in segno di pace.
“Cosa dice tua sorella?”
“Ormai vive in simbiosi con la gatta. Prima o poi le comprerà un guinzaglio e la porterà a passeggiare nel parco. Una cosa da non credere. Lei non ha mai avuto tempo per nessuno. Tranne per i compiti, perché vuole sempre primeggiare, e per le sue amiche, che considera le migliori della terra”.
“Ti ringrazia, almeno?”
“Lo ha fatto solo all’inizio. Adesso dev’essersi persino dimenticata che sono stato io a trovare la gatta”.
“Insieme a me, ricordaglielo ogni tanto”.
Un’ora dopo Riccardo è andato via.
“Se mi viene la febbre, ti informo subito, Tony”.
“A domani, Rick”.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino