Effettivamente nella nostra zona tutti conoscono Erminio. Ha compiuto centodue anni quindici giorni fa e tutti parlano di lui. Ne parlano al supermercato, in panetteria, dal barbiere, in farmacia.
“Eh, arrivassi io alla sua età!”
“Sì, ma a condizione di avere la sua lucidità, mio caro, e di sapermela cavare da solo senza avere bisogno di altri”.
“Scusa, non puoi pretendere di fare tutto da solo a centodue anni”.
“Erminio è ancora arzillo, ricorda tutto e non fa nemmeno uso del bastone quando scende in strada”.
Erminio, infatti, soprattutto quando non fa troppo freddo, va a sedersi nei giardini sotto casa. Si siede sempre sulla stessa panchina, chiude gli occhi e prende il sole.
Un giorno Riccardo e io lo abbiamo per così dire intervistato.
“Fino a quando pensa di vivere?” gli abbiamo chiesto.
“Ancora a lungo, a Dio piacendo” ci ha risposto con un gran sorriso.
“Lo sa che ha dei bei denti?”
“Sfido, ho in bocca una delle migliori dentiere che si trovano sul mercato. Me l’ha regalata il dottor Cervone, quello che mi cura quando mi ammalo. Dice che sono un caso interessante per lui”.
“Per caso fa degli esperimenti su di lei?”
“Non scherzate. Non glielo permetterei mai. Ci tengo alla mia salute e non voglio che mi somministri dei veleni. Mi osserva, mi fa tante domande, vuol sapere come ho fatto ad arrivare a questa età con pochi acciacchi addosso”.
“Ci può dire come ha fatto?”
“Non ho mai esagerato né a mangiare né a bere, per cominciare. E poi ho camminato tanto”.
“Che mestiere ha fatto da giovane?
“Ne ho fatti parecchi. Tra questi il cameriere”.
“Davvero?”
“E’ per questo che ho camminato tanto. Ma camminavo anche all’aperto, sia chiaro. Tutte le domeniche andavo in montagna e macinavo chilometri da un sentiero all’altro”.
“Non si è mai sposato?”
“Stavo per farlo, dopo un fidanzamento durato dieci anni”.
“Addirittura!”
“Sì, volevo molto bene a Filomena. Ma alla vigilia del matrimonio mi disse che si era innamorata di un altro e che non poteva farci nulla. Così il matrimonio saltò e decisi di continuare a vivere da solo. Peccato, saremmo stati felici insieme”.
“Comunque questo non le ha impedito di arrivare a centodue anni”.
“Sono sempre stato uno che non si lascia mortificare da nulla. Fate come me, ragazzi, non piangete mai sul latte versato. Forse non arriverete a superare i cento anni, ma ci andrete vicino. Vi saluto, per me è ora di tornare a casa”.
“Vuole che l’accompagniamo?”
“Se non avete di meglio da fare”.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino