Edizioni Sonda

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Dal temporale al bar

“Che caldo micidiale, Tony!” ha esclamato Riccardo mentre ci riparavamo dal sole sotto un albero di magnolia al parco Sempione.
“Avremmo fatto meglio a rimanere in casa, Rick. Rischiamo un colpo di sole”.
Erano le tre del pomeriggio e per mezz’ora avevamo percorso il parco in bici.
A un certo punto, un anziano si è alzato dalla panchina sulla quale aveva sonnecchiato e ha detto ad alta voce: “Sarà meglio che mi incammini. Tra un quarto d’ora succederà il finimondo”.
“Di cosa parla?” gli ha chiesto Riccardo.
“Del temporale che si sta preparando. Vedete laggiù quell’aria densa e quel grigio che annerisce a vista d’occhio? Non provate una sensazione di oppressione e di soffocamento? Credete a me, tempo dici  minuti o un quarto d’ora al massimo, e comincerà una mitragliata di tuoni, con accompagnamento di una tempesta di grandine, probabilmente.   Fidatevi, ho naso, io. Ho fatto il marinaio per quarant’anni”.
E si è allontanato lestamente verso l’uscita.
“Ci credi?” mi ha chiesto Riccardo. “C’è un’aria così calma e non vedo il nero del quale ci ha parlato”.
“Comunque fa caldo e ci conviene tornare a casa. Nella mia camera ho un ventilatore e possiamo rinfrescarci”
“Tua madre mi permetterebbe di fare anche una doccia?”
“Certamente”.
“Allora andiamo”.
Abbiamo fatto solo un paio di centinaia di metri, quando, di colpo, il cielo è diventato nero nero, ha cominciato a piovere a secchiate e subito dopo l’acqua si è trasformata in grandine.
“Cavolo, il vecchio aveva ragione” ha detto Rick. “Dobbiamo ripararci da qualche parte, Tony, o questi chicchi ci bucheranno la testa. Vieni, entriamo in quel bar”.
Abbiamo appoggiato le bici al muro e siamo entrati.
“Che cosa volete?” ci ha chiesto un ragazzo dietro il banco.
“Niente” gli ha risposto Rick. “Siamo entrati per ripararci dalla dalla grandine”.
“Comunque dovete comprare qualcosa”.
“Perché?”
“Mica possiamo dare riparo a tutti quelli che passano davanti al bar”.
“Ma ci siamo solo noi due, e appena la grandine smette, ce ne andiamo”.
“Mi dispiace, dovete fare una consumazione”.
“Noi non beviamo caffè”.
“Potete comprare un gelato”.
“Non ne abbiamo voglia, e poi non abbiamo soldi con noi”.
“Secondo me li avete”.
“E cosa te lo fa credere?”
“Le due bici nuove, le ho viste. Non è roba da poveracci”.
“Scusa, sei il padrone del bar tu?”
“No”.
“Allora non puoi darci ordini. Facci parlare col capo”.
“Sono io che decido quando lui non c’è”.
Riccardo stava per replicare, ma il cielo ha cominciato a schiarirsi e un raggio di sole si è infilato nel bar.
“La tempesta è finita, ce ne andiamo” ha detto Riccardo. Ma prima di uscire, ha avvertito il ragazzo: “Ti sei comportato proprio male. Diremo a tutti i nostri amici e ai loro genitori di boicottare questo bar. Secondo me prima o poi fallisce e devi cercarti un altro lavoro. Ben ti sta”.

 


La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino

La serie di Antonio

 

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