Edizioni Sonda

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Dove vai, Roberto?

Erano secoli che non passavo più davanti all’asilo che ho frequentato fra i tre e i cinque anni.
Ero stato trattato bene da tutte le maestre. Soprattutto dalla maestra Luisella. Era giovane, faceva la maestra da poco e stava sempre a coccolarmi. Mi aiutava a pulirmi quando mi sporcavo a tavola e mi consolava quando ero arrabbiato con me stesso e non sapevo perché. Lei, però, riusciva sempre a scoprirlo.
“Come hai fatto?” le chiedevo dopo che mi ero calmato.
“Sono stata arrabbiata anch’io per gli stessi motivi quando avevo la tua età”.
Siccome non riuscivo a immaginarmela a quattro anni come me, un giorno le chiesi di farmi vedere una foto di quando andava all’asilo.
Rimasi a lungo a osservare la bambina con le treccine che guardava davanti a sé con il viso imbronciato.
“Con chi eri arrabbiata?” le chiesi.
“Con la fotografa”.
“Perché?”
“Perché non aveva voluto aspettare che mia madre mi portasse un vestito pulito. Quello che indossavo si era sporcato di marmellata poco prima che facessimo la foto”.
“Lo sporco non si vede, però”.
“Se guardi con attenzione, vedrai che c’è una macchiolina proprio sull’orlo del vestito”.
Dopo aver mangiato un paio di torcetti zuccherati, ho messo il guinzaglio a Nessuno e ho detto a mia madre: “Faccio un salto dalle parti dell’asilo”.
“Come mai?”
“Voglio vedere se riesco a salutare Luisella. Credi che faccia ancora la maestra?”
“Penso di sì”.
A cento metri dall’asilo ho visto un bambino che si guardava intorno come se non sapesse bene da che parte dirigersi.
Mi sono avvicinato a lui e gli ho chiesto: “Ciao, dove vai?”
“Non lo so. Mi fai giocare con il tuo cane? Come si chiama?”
“Nessuno. Hai perso tua mamma?”
“No?”
“Sei uscito da scuola?”
“Sì, mi stavo annoiando”.
“Adesso però devi ritornarci”.
“Perché?”
“Perché è il posto dove devi stare”.
“Va bene. Però voglio tenere io il guinzaglio del cane”.
“Lo terremo insieme”.
In quel momento ho visto Luisella correre verso di noi con i capelli scarmigliati e agitando le braccia.
“Roberto, Roberto!” gridava.
Quando gliel’ho consegnato, mi ha abbracciato forte, ha trattenuto a fatica le lacrime e mi ha detto: “Devo riportarlo subito in classe. Stasera vengo a trovarti a casa. Grazie, Antonio, grazie!”


 

La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino

La serie di Antonio

 

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