Oggi Riccardo e io abbiamo preso le bici e siamo andati a parco Sempione.
Erano le due del pomeriggio quando siamo entrati dall’ingresso di via Toscanini.
“Non c’è nessuno, ottimo!” ha esclamato Riccardo. “Possiamo sbizzarrirci a correre come vogliamo.
Ma prima di inforcare le bici, come d’incanto, sono comparsi alle nostre spalle due ragazzi che dovevano avere almeno quattrodici anni, tre più di me e di Riccardo.
“Fermi, dobbiamo dirvi una cosa” ci ha detto il più spilungone dei due.
Io l’ho guardato, insospettito dall’aria con cui ci fissava, e gli ho detto: “Noi però non vogliamo sentirla. Dobbiamo andare”.
“Non muoverti se non vuoi passare un sacco di guai”.
Allora è intervenuto Riccardo: “Che cosa volete?”
“Dateci tutti i soldi che avete in tasca”.
“Mi dispiace ma cascate male. Noi siamo figli di poveri e non abbiamo nemmeno un centesimo con noi”.
“Non fare il furbo con me. Le vostre bici sono nuove di zecca. O ci date i soldi senza fiatare o saremo costretti a prenderceli noi. E badate che non scherziamo”.
Dal tono di voce ho capito che parlava sul serio. Io avevo due euro, Riccardo invece aveva una banconota da cinque. Me l’aveva fatta vedere prima di partire.
In quel momento mi sono accorto che nel parco stava entrando un anziano e che veniva nella nostra direzione.
“Nonno, nonno!” ho gridato. “Puoi venire un momento?”
Anche i due si sono accorti dell’uomo che si avvicinava a grandi passi verso di noi. Uno ha cercato di dare una sberla a Riccardo, ma lui si è piegato e la manaccia ha schiaffeggiato l’aria. Poi sono corsi via a gambe levate.
“Che cosa volete?” ci ha chiesto l’uomo.
“Niente, l’avevo scambiata per mio nonno” gli ho risposto.
“Non devi vederlo da molto tempo. Mah, chi vi capisce voi ragazzi”.
“Adesso cosa facciamo?” ho chiesto a Riccardo.
“Che domanda! La corsa in bici per la quale siamo venuti al parco. Stavano freschi se gli davo i miei cinque euro. Dobbiamo scrivere una lettera al Comune e chiedere che il parco sia più vigilato. Andiamo. Ti do qualche metro di vantaggio”.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino