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Edizioni Sonda

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Il mestiere antico del libraio errante

È aperta fino al 29 marzo a Milano, al Castello Sforzesco, una mostra di stampe dedicata alle professioni ambulanti collegate al libro, chiamate qui "colporteurs". Il termine, come si legge nella bella prefazione di Alberto Milano al catalogo edito da Medusa, comprende "venditori di libretti di poco costo sia di soggetto sacro che profano, oppure di lunari, calendari e almanacchi, di ventole o di stampe religiose; in mezzo a loro c'erano anche venditori che mostravano le vedute cittadine all'interno delle scatole ottiche o tramite una lanterna magica". 

Già questo ampio assortimento fa venire voglia, da solo, di andare a dare un'occhiata: e che il termine sia azzeccato lo suggerisce anche la perfetta pertinenza di una ricerca su Google Images

Prima delle librerie, e accanto alle librerie, per secoli sono esistiti dei venditori di libri popolari, di stampe, di almanacchi e persino di ventole, cioè di stampe attaccate insieme per farsi vento. Venditori che battevano le piazze delle città e che erravano di paese in paese, facendo anche chilometri, muovendosi per esempio dalle montagne della Val Tesino per tutto l'impero asburgico, arrivando anche in Sudamerica. Storie avventurose e trovate geniali per gestire la vendita e la presentazione delle stampe, per richiamare la piazza e per tenere banco, innovazioni tecniche come la lanterna magica e simili… Basterebbe questo per appassionare, per rivendicare una storia popolare del libro accanto alle manifestazioni come la Mostra dei Libri di Prestigio che Umberto Eco inaugurerà il 27 marzo, sempre a Milano.

Leggendo il catalogo, guardando le immagini, ho colto un altro motivo di suggestione: questi mestieri del libro assomigliano ad alcuni dei nuovi, nuovissimi modi che stiamo trovando per promuovere il libro… Librerie girovaghe e cantastorie, storie ed editoria popolare, librai di prossimità. Vedere questi colporteurs è al tempo stesso una miniera di idee per la promozione della lettura e un viaggio nel tempo che fu e che sarà del libro… Un modo per ricordarci che la storia del libro non coincide con quella della libreria, e che la libreria stessa conviveva con la piazza, con i mestieri girovaghi, con la possibilità di andare incontro al proprio pubblico – che, in sintesi, la nobile libreria (o biblioteca) tempio della lettura dove i libri sono adorati esiste solo nell'immaginazione di qualcuno. Che, ancora, il libro è anche sempre andato incontro agli altri, e che oggi ricomincia a farlo.

E ammettendo questo ritorno al passato (sempre diverso, per carità), viene da chiedersi come mai, cosa stia succedendo: se i negozi perdono di appeal perché la socialità sta tornando indietro, o se il ritorno a forme popolari di editoria e di promozione abbia qualcosa a che vedere con il fallimento di un progetto sociale-culturale che è stato cruciale nel Novecento. 

Andate, prima che chiuda, a vedervi i colporteurs, o cercateli in rete: c'è tanto di nuovo, anzi di antico.

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