Suona il citofono. Rispondo io.
– Chi è?
– La postina. Ci sono cinque lettere e un pacco.
– Scendo subito.
L’ascensore è occupato e mi fiondo per le scale.
– Eccomi.
– Sei il figlio di Petrini?
– Sì.
– Sono la nuova postina. Ho dimenticato di dire che c’è da firmare.
– Posso farlo io.
– Non so se posso concedertelo. Quanti anni hai?
– Quasi dodici.
– Non c’è tuo padre?
– E’ andato a un incontro.
– Sei solo in casa?
– No, c’è mia madre.
– Perché non è scesa lei?
– Perché sta lavando i piatti.
– Ne so qualcosa. Mangiano tutti ma poi tocca a me infilare le mani nel sapone. L’aiuti, almeno?
– Ogni tanto.
– Mi risulta che tuo padre faccia lo scrittore e che sia anche abbastanza famoso.
– Così dicono.
– Come ti senti a essere figlio di uno così?
– Normale.
– Non montarti la testa. Comunque anch’io faccio un lavoro importante. Nonostante la gente si scambi miliardi di email, le lettere di carta sono un’altra cosa. Ci sono un sacco di persone che le attendono con sentimenti contrastanti. Me ne accorgo quando gliele consegno di persona. Soprattutto agli anziani.
– Si stanca molto a fare il suo lavoro?
– Sì. Ma giro in motorino e questo aiuta. Tieni, firma qui per il pacco. Conterrà dei libri, immagino.
– Mio padre ne compera tanti.
– Gli indirizzi delle lettere sembrano scritti con una scrittura infantile.
– Saranno di bambini che hanno letto i libri di mio padre.
– Risponde a tutte?
– Sì, sempre.
– Io non leggo molto, lo ammetto. Che tipi di libri scrive tuo padre?
– Libri per ragazzi.
– Li possono leggere anche i grandi?
– Naturalmente.
– Mi piacerebbe sfogliarne uno, così, per curiosità.
– Lo dirò a mio padre. La prossima volta che ci porta la posta, penso di potergliene regalare un paio.
– Sarebbe un gesto di gentilezza che apprezzerei molto. Purtroppo non posso più trattenermi. Sono in ritardo sulla consegna. Mi piace parlare con gli altri. Ma nel mio lavoro ne ho di rado l’occasione. E tutto un correre da un condominio all’altro. Piacere di averti conosciuto. Come ti chiami?
– Antonio.
– Ma guarda, come il mio uomo! E’ un tipo a posto, eh? Spero che diventi come lui da adulto e che rispetti tua moglie come lui rispetta me. E’ vero che gli ho fatto buona scuola, ma aveva già molto di buono per conto suo.
Mia madre mi stava aspettando sul pianerottolo.
– Come mai hai messo tanto tempo a ritirare la posta?
– La postina ha poche occasioni per parlare con la gente.
– E tu gliene hai offerta una. La gente si fida di te a occhi chiusi, Antonio. Comunque, prudenza con gli sconosciuti.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino