C’è chi dice che leggere fa bene. Che serve nella vita, e che ci aiuta a superare momenti difficili. Bene, da oggi possiamo contare anche su un’evidenza scientifica: leggere ci rende migliori.
L’esperimento, condotto dall’equipe dell’università di Conchino (via della Canasta, 3/7, Scala 40), ha coinvolto per anni diversi giovani ambosessi (e anche meno giovani, e meno ambosessi), rinchiudendoli in dei set televisivi dotati di ogni comfort (e anche meno), in Italia come anche all’estero (e anche meno) riprendendoli ossessivamente per ragioni di accuratezza scientifica.
Nei vari ambienti potevano esserci diverse cose, ma scarseggiavano o mancavano del tutto i libri.
Il direttore di progetto, il professor Mika Mikredi, ha voluto battezzare questo titanico sforzo di ricerca internazionale, in omaggio al celebre libro di George Orwell, La fattoria degli animali.
I primi dati, basati, lo ripetiamo, su accurate osservazioni durate oltre dieci anni, dimostrano senza ombra di dubbio che non leggere rende peggiori. Così peggiori che distogliamo lo sguardo dai dati per l’orrore e lo sconforto.
Questo però non basta per saltare alla conclusione che leggere renda migliori: il professor Mikredi ha allora analizzato ore di televisione, confrontando il comportamento di alcune persone mentre leggevano, mentre scrivevano e mentre parlavano di ciò che avevano scritto. La curva di caduta potenziale, al netto dello scarto quadratico medio brematurato, mostra che le persone che parlano di ciò che hanno scritto sono mediamente più antipatiche di quelle che parlano di ciò che hanno letto, e che le persone che in televisione leggono stanno zitte almeno un momento (senza guardare in camera: fanno eccezione le persone che leggono dal gobbo). Insomma: chi legge fa sempre una figura migliore, spesso indipendentemente da ciò che sta leggendo.
Leggere dunque rende indubbiamente migliori.
Sempre che essere migliori sia un nostro obiettivo.