Nel 1994 uscirono i primi titoli de «Le Guide Xenofobe», dedicate ad Inglesi e Tedeschi.
Mi suggerì di pubblicarle e le tradusse Federico Tibone. Ricercatore in fisica, specializzato alla Normale di Pisa, dopo una lunga permanenza in Gran Bretagna, era rientrato in Italia portando con sé una voglia di divulgazione e di leggerezza.
Fummo a lungo incerti sul titolo da dare alla collana. Avrebbero capito i librai e i lettori il tono ironico: i pregiudizi raccontati e smontati come cura omeopatica della xenofobia?
Ebbene alcuni librai si rifiutarono di prenotare i primi titoli: fu l’anno della Lega e alcuni librai dimenticarono il particolare che i lettori, prima di acquistare, sfogliano i libri e leggono le quarte di copertina.
Comunque ci furono presto riordini e con l’espositore che accompagnò l’uscita di Francesi e Spagnoli raggiungemmo una buona prenotazione.
Per presentare questa collana coniammo il termine di “umorismo antropologico”: per spiegare che l’indagine umoristica e le battute erano dedicate all’identità culturale di un popolo. E insieme per marcare la differenza di queste originalissime guide turistiche, dedicate non già a raccontare, luoghi opere e monumenti di un popolo, ma le sue caratteristiche, il suo modo di rappresentare le condizioni economiche, politiche e culturali in cui si trovavano a vivere. E l’invito a conoscerli anche attraverso i loro gusti gastronomici, i loro consumi al supermercato o il loro palinsesto televisivo. Penso che non farebbe male neanche oggi.