Il 14 febbraio è morto Michele Ferrero, l’uomo che ha reso grande l’azienda che portava il suo nome: credo che sia anche l’unico che ha cercato di presentare i libri insieme alle merendine, con la linea Kinder.
Non parlerò di Ferrero, della Nutella, dei Kinder, degli ovetti: mi interessa solo capire se i libri siano o meno merendine.
Cioè.
I libri non sono merendine, questo è evidente perfino alle persone del marketing (che dicono: magari i libri fossero merendine! So che lo pensate, e magari lo dite quando non vi sento, persone del marketing!).
Epperò: perché i libri non sono merendine?
Non sono merendine, i libri, perché di solito sono prodotto anche artigianale, non solo industriale. Ma non basta: si può essere pessimi artigiani e ottimi industriali.
Non sono merendine, i libri, perché non vogliamo che siano sempre uguali: perché, anzi, a cercare quali sono gli ingredienti che “ci vogliono” in un libro per ragazzi, si rischia di fare libri tutti uguali e senza sostanza.
Non sono merendine, i libri, perché hanno sostanza. Perché i libri di sostanza sono contagiosi, e non chiedono solo di replicare l’esperienza.
Non sono merendine, i libri, perché nutrono in modo diverso: perché funzionano quando toccano qualcosa che per ciascuno è differente.
Non sono merendine, i libri, perché cambiano, con i gusti delle persone: perché chiedono condivisione, perché chiedono un tempo di sospensione, a loro dedicato.
Non sono merendine, i libri, perché no, la morale non è sempre quella. Meglio: se è sempre quella, magari è un libro poco interessante.
Non sono merendine, non sono zainetti, non sono astucci, i libri, perché il marchio non basta: conta il contenuto.
Va bene: non tutti i libri sono così. Esistono anche libri poco nutrienti, fatti per il consumo veloce o per il puro commercio, o per rassicurare gli adulti di riferimento. Ma non servono: quando vendono, libri siffatti, spesso vendono solo se stessi, non producono lettori.
Non sono merendine, i libri buoni: perché un libro buono resta un compagno per la vita, diventa un criterio con cui giudichiamo le cose, perché un libro buono ha cose diverse da dirti a seconda del momento.
Non sono merendine, i libri che durano: perché non sono cose da consumare. E non possiamo promuoverli come merendine, i libri, ahimè, perché i lettori si offendono, a essere trattati da consumatori. Perché chi legge sa di fare un lavoro creativo.
I libri son libri, di qualunque cosa siano fatti.
Per l’immagine, i crediti spettano a Beniamino srl di Grezzana (VR), puramente per un caso di omonimia.