Tutti gli editori ricevono spesso lettere da parte di bibliotecari locali, assessori alla cultura di fresca nomina, presidenti di associazioni culturali che ritengono di dedicare la loro attenzione ai bisogni letterari del proprio territorio.
L’idea più brillante è quella di costituire una biblioteca per accrescere le opportunità conoscitive della popolazione. Una popolazione in genere scolarizzata, non priva di ogni opportunità culturale, ma che potrebbe accrescerne il livello qualitativo e magari accostarsi a libri meno noti e diffusi.
E il passaggio successivo è quella di scrivere una lettera agli editori o, più spesso, una mail.
Assicurano di essere mossi da intenzioni nobili e che dunque sembra loro ragionevole chiedere il contributo degli editori, che possono inviare qualche libro in omaggio, magari di quelli vecchi o un po’ rovinati. Così potremmo contribuire ad una iniziativa sociale benefica, di promozione della lettura.
Io credo che ci siano due cardini per promuovere la lettura.
- Il libro deve essere scelto da chi lo dovrà leggere oppure consigliato da qualcuno che conosce il lettore personalmente.
- Una biblioteca deve essere selezionata con i libri più adatti o richiesti direttamente da chi dovrà leggerli, non con i libri di scarto.
Per questa ragione cerco di spiegare che se si vuole creare una biblioteca bisogna coinvolgere i cittadini fin dall’inizio. E bisogna considerare i piccoli editori di qualità come imprese di eccellenza da consigliare, non sciocchi mecenati da utilizzare.