Edizioni Sonda

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Non ho tempo per leggere

A fine ottobre 2014, la Ministro della Cultura francese, Fleur Pellerin, ha fatto una figuraccia: invitata in una trasmissione culturale, ha detto di aver incontrato Patrick Modiano, fresco di Nobel. La giornalista che la intervistava le ha chiesto quale fosse il suo romanzo preferito, e Pellerin ha ammesso di non averne letto neanche uno. E ha anche rincarato la dose, dicendo di non aver avuto tempo per leggere negli ultimi due anni.

Sulla polemica, dico solo che non è bello. Non so cosa stia facendo Pellerin per la cultura francese: però andare in televisione per dire che non si legge (commentando un Nobel per la letteratura, per altro), semplicemente non è bello.

Cioè, perfino Berlusconi ha saputo fingersi appassionato di scherma quando ha sentito che magari era il caso.

Ma non voglio parlare della polemica politica.

Voglio dire due cose su libri e lettura.

La prima cosa è che questa gaffe mi ha ricordato un libro spassoso di Alan Bennett, La sovrana lettrice, in cui la regina d’Inghilterra scopre finalmente la gioia di leggere.

Se non lo conoscete, cercatelo. Merita.

 

La seconda cosa è più articolata: la ministro si è resa conto di aver fatto una gaffe quando ha detto di non conoscere i titoli di Modiano (vedere il video è illuminante), e ha cercato di recuperare giocando la carta della sincerità. E lì ha detto di non avere tempo per leggere.

Cioè: dove ha visto minata la sua competenza, da politica ha cercato di spostare il piano del discorso sull’empatia, sulla simpatia. In pratica ha detto ai suoi elettori: in fin dei conti, chi di noi ha il tempo per leggere?

 

Ecco, non solo in Francia, ma anche da noi, esiste un luogo comune per cui leggere è una perdita di tempo: nobile, ma perdita di tempo. Non ha a che fare con il lavoro. Ci sono talmente tante cose da fare, che non abbiamo tempo per leggere.

I politici lo sanno bene: fateci caso, è raro trovare l’immagine di un politico che stia leggendo (più comune trovarlo ritratto mentre scrive o firma qualcosa). Esiste anche una campagna di promozione della lettura molto interessante che cerca di rovesciare questo stereotipo, mostrando persone famose inquadrate mentre stanno leggendo: in Italia l’aveva ripresa AIE come “beccàti a leggere”.

 

Questo è un luogo comune che va contrastato: chi dice “non ho tempo per leggere” sta dicendo “non ho tempo da perdere”. Con la stessa gentile arroganza, spesso. Lo dice bene Matteo B. Bianchi qui.

 

Ecco, allora, e semplicemente: vi prego, non fate giornate della lettura, o settimane della lettura, o mesi della lettura.

Vi prego, pubblicizzate i cinque minuti della lettura.
Per i ministri, per i sovrani, e perché l'unico tempo libero è quello liberato.

 

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