Oh, quanto è bello il mondo in cui il 7, il 9, il 10 marzo si può finalmente essere politicamente scorretti!
Oh, quanto è bello il mondo in cui si può stare in piedi, come sentinelle, per censurare ogni libro che contrasti una visione tradizionale dei ruoli!
La notizia di oggi è questa, che non è di oggi e non è neanche una notizia: è una polemica, rilanciata da Casa Pound, dalla Lega, da Libero e da Fratelli d'Italia. E riguarda un gioco che il comune sta provando nelle scuole di Trieste, presentando accanto alla maestra il maestro, accanto alla casalinga il casalingo, e così via declinando al maschile e al femminile calciatori e calciatrici, mestieri e ruoli. Se ne parla qui più estesamente.
La polemica viene lanciata ad arte dicendo che a Trieste si spingono i bambini a travestirsi da femmina, e a esplorarsi reciprocamente: il tutto, sostengono i polemisti, secondo la famigerata teoria del gender. Che cosa è la famigerata teoria del gender? Per chi si occupa di "gender studies" (materia seria, dotta, importante) è una specie di protocollo dei Savi di Sion: un insieme di fregnacce (scusate il termine) tenuto insieme dal fatto di poter essere facilmente respinte al mittente, in cui si ipotizza l'esistenza di un complotto omosessuale fatto alle spalle delle famiglie per corrompere i nostri bambini.
Non sto scherzando.
C'è davvero chi pensa che esista un complotto del genere: Gianfranco Amato è un giurista per la vita, e dedica la sua ultima pubblicazione a segnalare tutti i casi in cui (a suo dire) la vigilanza delle famiglie ha impedito l'indottrinamento dei bambini.
Questa questione riguarda tutti noi: per due motivi.
* il primo motivo è che questa "teoria del gender" esiste solo nella mente di chi la vuole fermare: e non sono complottisti innocui. Sono persone che fanno interrogazioni comunali e parlamentari, a Venezia come a Trieste, a Siniscola come a Carate Brianza. E perché si muovano basta che compaiano alcune parole chiave; secondo un articolo di Famiglia Cristiana:
Le parole chiave a cui prestare attenzione sono: educazione alla effettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi o cose simili, tutti nomi sotto i quali spesso si nasconde l’indottrinamento del gender.
la lista sarebbe già lunga e sospetta (a parte il refuso tra affettività e effettività, che mi piace moltissimo), quantomeno perché molte di queste parole riguardano tutti, comunque la si voglia pensare. Poi, scopriamo che per trovare dei colpevoli con cui prendersela, si accusano di "confondere le idee" libri come Piccolo blu piccolo giallo (quello che trovate in foto. Per inciso: un capolavoro), una storia che parla di identità, e ha come protagonisti due pezzetti di carta che confondono le idee perché si mischiano, e diventano di colore verde.
Non c'è da ridere: le persone che si muovono contro "la teoria del gender" (che ripeto: non esiste così come viene descritta dalle sentinelle in piedi e dai loro amanti) sono pronte a tutto per evitare che si parli di omosessualità. Anche a chiedere che vengano passati ruoli chiari e che non si mettano in dubbio mestieri e occupazioni tradizionali, come a Trieste. Che si dica una volta per tutte chi porta i pantaloni in casa.
Tu, lettore che sei arrivato qui portato dai link, e hai i tuoi pregiudizi: no, a Trieste non è stato chiesto a nessun bambino di mettersi il rossetto. No, non esistono cose come quella che si vede in questo spot. È la fantasia malata di chi le immagina.
Sono verboso: perdonatemi. È che sono preoccupato.
* il secondo motivo è che per fermare questo fantomatico complotto del gender si spingono i genitori a fare di tutto – ed è una storia brutta (prima scena: dovete preoccuparvi; seconda scena: e adesso dovete agire; terza scena: non preoccupatevi di strafare). In particolare, in sordina, passa l'idea che le scuole siano alle dipendenze dei genitori; che le biblioteche debbano fare ciò che dicono i cittadini; che i funzionari che prendono iniziative sono solo degli sporchi intellettuali al soldo della sinistra. Che in sostanza, c'è una maggioranza silenziosa che dovrebbe difendersi da sola: e che invece di fare delle ronde si limita a contestare insegnanti, bibliotecari, educatori, assumendo il loro ruolo. No: abbiamo bisogno di insegnanti, bibliotecari, educatori, dirigenti, operatori consapevoli e autonomi – in grado di scegliere cosa proporre e di fare scelte in autonomia.
A questa autonomia non dobbiamo rinunciare: perché ragazzi e bambini possano avere luoghi di confronto che sentano propri (perché autonomi dalle famiglie… ci vuole tanto a capirlo?), ma soprattutto perché questi piccoli strali contro una inesistente teoria del gender sembrano solo prove generali di controllo.
Io lo odio questo controllo eccessivo.
E odio anche i nazisti dell'Illinois.