Da cinque giorni non passano a raccogliere l’immondizia e i cassonetti dei rifiuti traboccano. I sacchetti si accumulano per terra e di notte i gatti randagi si dedicano a sventrarli e ne approfittano per banchettare.
Quando vanno via dopo essersi saziati, arrivano i topi.
“Li ho visti io, con questi miei occhi” dice a tutti il signor Campanile. “Alle cinque di mattina, quando vado a prendere l’auto per andare al lavoro. E mica sono dei topolini graziosi Macché! Hanno una stazza enorme. Devono essere pantegane, ratti mostruosi”.
“Non esageri” gli ha detto qualcuno.
“Ah, non mi credete, eh? Bene, domani gli scatto una foto col telefonino e poi ve la faccio vedere. La situazione è tragica, credete a me. Ormai stanno tornando di moda malattie dimenticate. Non mi meraviglierei che i topi ci riportassero il flagello della peste”.
“Ma non dica assurdità”.
“Assurdità o no, i topi non sono uno scherzo”.
“Già, cosa aspettano a risolvere la vertenza con i netturbini?”
“Vorranno un aumento dello stipendio”.
“Oppure una modifica dell’orario di lavoro”.
“Si diano da fare, non possiamo continuare a respirare questi velenosi miasmi. Io sono costretta a tenere chiusa la finestra del balcone che dà sul cortile”.
“E io no, forse?”
“Hai mai visto un ratto più pesante di un chilo?” mi ha chiesto oggi Riccardo.
“No”.
“Io sì, una volta. Mi guardò con un paio d’occhi assatanati. Ma io ricambiai il suo sguardo senza paura e gli urlai: «Avvicinati se hai il coraggio».
“E lui cosa fece?”
“In quel momento gli sfrecciò accanto un’auto e andò a rintanarsi chissà dove”.
Comunque il signor Campanile non ci ha mostrato la foto dei topi, perché stanotte lo sciopero è finito e gli operatori sono venuti a svuotare i cassonetti dei rifiuti.
Alle quattro hanno fatto un gran baccano e hanno svegliato tutti. Ma stamattina erano tutti contenti e da un balcone all’altro si dicevano: “Meno male. E’ come tornare a vivere”.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino