Riccardo dice che sono fortunato ad avere un padre che per mestiere scrive libri.
“Può alzarsi all’ora che gli pare” mi spiega “mentre mio padre mette la sveglia alle cinque e mezza tutte le mattine. E quando comincia a squillare, si sente anche nella mia stanza, benché la porta sia chiusa e io abbia le testa sotto le coperte. Così sono costretto a svegliarmi anch’io e molte volte non riesco a riprendere sonno. Hai notato che certe mattine ho le occhiaie e sbadiglio a tutto spiano?”
“Me ne sono accorto”.
“Se ne sono accorti anche i prof. E qualcuno ha fatto anche dello spirito ultimamente a spese mie. L’altro giorno il professor Cutugno mi ha chiesto se avevo fatto le ore piccole e con chi. Come si permette? Fa soltanto ridere i polli. Figurati se vado a dirgli perché sbadiglio”.
“Mi dispiace, Riccardo”.
“Quando mio padre si alza, ciabatta rumorosamente per la casa, va in bagno, poi si fionda in cucina, mia madre gli prepara il caffè e il panino da portare sul lavoro, discutono della spesa da fare. Infine esce di casa sbattendo la porta e dice ad alta voce che non è sicuro che l’auto possa ripartire perché la batteria è da cambiare. Ma sono da cambiare un sacco di altre cose e in conclusione l’ auto è da rottamare ma non ci sono i soldi per comprarne un’altra, nemmeno di seconda mano”.
“Dice queste cose tutte le mattine?”
“Sempre. Come fai a riaddormentarti dopo una simile tempesta di rumori e di parole? Dopo che è uscito, mi sembra di vederlo mentre apre il portellone del garage, entra nell’auto, gira la chiave, mette in moto e attraversa le vie della città finché arriva all’altra estremità di Torino, dove si trova la fabbrica presso la quale lavora. Scommetto che è già stanco prima di cominciare. Spero di non fare il suo lavoro un giorno”.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino