Oggi pomeriggio, mentre mi rompevo la testa su un problema di geometria, la signora Minervini è venuta a trovare mia madre.
“Disturbo?” ha chiesto.
“Per niente” si è affrettata a rispondere mia madre.
Ma secondo me non ha detto la verità, perché stava stirando una montagna di roba e aveva fretta di finire.
“Mi chiedevo se lei potesse aiutarmi a risolvere un problema” ha cominciato la signora Minervini.
“Mi dica. Se posso, lo faccio ben volentieri. Mi scusi se continuo a stirare”.
“Si tratta di mio figlio Guglielmo. Passa ore e ore davanti al computer e non la smette di dare ditate al suo tablet”.
“Ne ha parlato con suo marito e, soprattutto, con suo figlio?”
“Mio marito è per vietarglieli del tutto. Ma non lo fa perché non sa come reagirebbe Guglielmo. Io vorrei fissare degli orari, ma non riesco a impormi. Sono molto preoccupata. Guglielmo è sempre più nervoso, dorme poco, passa molto tempo seduto e sta diventando obeso”.
“Come pensa che io possa aiutarla?”
“Vorrei chiederle di convincere suo figlio Antonio a diventare amico del mio Guglielmo”.
“Si conoscono a malapena. Non hanno mai avuto occasione di stare insieme”.
“Lo so. Ma lei ha un figlio d’oro e potrebbe avere una bella influenza sul mio, visto che ha la sua stessa età. Potrebbe convincerlo a uscire di casa, a fare delle corse in bici, a distrarsi andando in centro”.
“Non posso prendere impegni al posto di Antonio”.
“Ma gliene parlerà? Vorrei parlargliene anch’io. E’ in casa?”
“No” ha risposto velocemente mia madre. “E’ dal suo amico Riccardo”.
“Mi farà sapere qualcosa? Potrei fare dei bei regali ad Antonio”.
“Gliene parlerò”.
Quando la signora Minervini è andata via, sono andato da mia madre.
“Meno male che le hai detto che non c’ero”.
“Non volevo metterti in imbarazzo. Hai sentito che cosa ci siamo dette?”
“Sì e la risposta è no. Come faccio a diventare amico di punto in bianco di uno che non conosco? E poi il computer e il tablet sono molto più forti di me. La partita sarebbe persa in partenza”.
Quando gli ho riferito questa conversazione, Riccardo mi ha detto: “Ridicolo, non puoi fare la babysitter di uno che che si è legato mani e piedi al computer. Lascia perdere, Tony. Sua madre farebbe bene a rivolgersi a qualcuno che cura queste malattie. E poi, non bastava il computer? Anche il tablet gli hanno comprato? Si vede che hanno soldi da spendere. Io non ne avrò uno prima di compiere i diciotto anni, probabilmente”.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino