Oggi pomeriggio sono passato con Riccardo davanti a un palazzo in costruzione.
Una recinzione lo separava dalla strada, ma era fatta di una rete a maglie larghe. Perciò si poteva vedere tutto. Compresi i muratori sporchi di calce. Alcuni a capo scoperto, altri con un casco giallo in testa.
Ci siamo fermati a guardare, incuriositi.
A un certo punto uno degli operai ci ha chiesto: “Volete imparare il mestiere?”
“No, grazie” gli ha risposto Riccardo.
“Hai già deciso che cosa vuoi fare da grande?”
“E chi ci pensa? Di sicuro non il muratore”.
“Non vuoi sporcarti le mani?”
“Se possibile…”.
“Guarda che per fare il muratore ci vuole anche testa, non soltanto braccia. Io, comunque, sono un capomastro”.
“Che significa?”
“Sono incaricato dall’impresa di sorvegliare e dirigere le maestranze sul lavoro”.
“E’ complicato?”
“Ci vuole una discreta esperienza”.
“Quanti piani avrà questo palazzo?” gli ho chiesto io.
“Cinque. E sarà composto di appartamenti di categoria superiore. Avrà ottimi infissi e serramenti, ottime rifiniture eccetera. Insomma, bisognerà spendere qualche soldo in più per acquistarne uno. La maggior parte sono stati già venduti. Ne restano liberi ancora un paio”.
“Quando sarà pronto?”
“Contiamo di terminarlo tra sei mesi circa, se non insorgono complicazioni. Voi siete proprietari degli alloggi dove vivete o abitate in case in affitto?”.
“Abitiamo in case in affitto”.
“Parlatene con i vostri genitori. Con un mutuo adatto a loro, forse possono acquistare i due ultimi alloggi rimasti. Così, quando muoiono, il più tardi possibile, si capisce, ve lo lasciano in eredità già pagato”.
“Gliene parleremo” ha detto Riccardo, ma facendo le corna dietro la schiena, me ne sono accorto.
“Ci sono stati incidenti durante la costruzione? E’ morto qualche operaio?” ho chiesto.
“No. Qui le norme di sicurezza vengono rigorosamente rispettate. In tutta la mia carriera di capomastro non ho mai assistito a incidenti gravi o mortali, per fortuna”.
“E se uno ha le vertigini, come fa a lavorare ai piani alti?”
“Chi sceglie di fare il muratore non ha problemi del genere”.
“Lei farà fare il capomastro anche a suo figlio?” gli ha chiesto Riccardo.
“Dipenderà da lui. Se devo essere sincero, preferisco che studi e che faccia l’architetto, magari, che è quello dal quale io prendo ordini per seguire l’esecuzione dei lavori. Adesso devo lasciarvi, perché voglio dare un’occhiata alla benna dell’escavatore. L’ho vista dondolare un po’. Comunque, se volete continuare a guardare, fate pure”.
Siamo rimasti altri dieci minuti, poi siamo andati via.
Riccardo mi ha detto: “Tuo padre potrebbe comprarlo, un alloggio di categoria superiore. Perché non gliene parli?”
“Non credo che gli interesserebbe, Rick. Stiamo bene dove abitiamo”.
“Sto pensando che non sarebbe male se facessi il capomastro, un giorno. Mi sono dimenticato di chiedergli quanto si guadagna”.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino