“Voglio un gatto”.
L’affermazione di Erica ha sconcertato tutti al termine del pranzo.
“Ne sei sicura?” le ha chiesto mia madre.
“Sicurissima. Mi occuperò io personalmente della lettiera e del resto”.
“Abbiamo già Nessuno” le ho fatto osservare.
“E allora?”
“Potrebbero non andare d’accordo”.
“Vorrebbe dire che stai allevando un animale selvaggio”.
“Nessuno non è niente di tutto ciò, lo sai benissimo”.
“Allora non c’è problema. Cani e gatti convivono benissimo in una casa dove regna l’armonia. Casa nostra non è così, forse?”
Stavo per dirle che in realtà un po’ di disarmonia la portava proprio lei in famiglia con certe pretese sulle quali al momento non voglio soffermarmi. Ma ho taciuto e ho guardato sia mio padre, sia mia madre.
Poi ho guardato Nessuno, che stava accucciato al mio fianco e che non sembrava molto interessato alla imprevista novità introdotta da Erica.
“Naturalmente non voglio un gatto provvisto di pedigree, di campanellini, di fiocchi e altri articoli da mostra felina” ha precisato Erica. “Il gatto che entrerà in questa casa deve essere raccolto dalla strada. Voglio dare un futuro a un infelice”.
“E se fosse una gatta?” le ho chiesto.
“Andrebbe bene lo stesso. Io non faccio discriminazione di sesso”.
“Mi stavo chiedendo se per Nessuno sarebbe meglio un maschio o una femmina”.
“Nessuno si adatterà”.
“E se fosse il gatto a non adattarsi? Potrebbe provocarlo e graffiarlo”.
“Sappi che i gatti randagi sono molto riconoscenti a chi li salva da un destino amaro e che non hanno pretese nella casa che li accoglie”.
“Come fai a esserne certa, visto che non hai mai avuto un gatto?”
“Ho delle esperienze indirette”.
“Cioè?”
“Una mia amica ne ha uno da alcuni mesi e me ne ha parlato. A proposito, sei tu che devi darmi una mano”.
“Che cosa dovrei fare?”
“Devi trovarmelo tu il gatto”.
“Io?”
“Appena vedi un randagio nella zona, lo prendi e lo porti a casa. Io non posso andare in giro a cercarlo, ho troppe cose da fare”.
“Che bella pretesa! E se fosse un gatto di sette chili, come lo porto?”
“I gatti randagi sono magri”.
“Ma saranno anche spaventati”.
“Fai un giro e vedi cosa trovi. Sennò dovrò rivolgermi alla mia amica”.
Mio padre taceva perplesso. Lui considera Erica una ragazza matura, e forse si stava chiedendo se non stava cambiando carattere via via che cresceva.
Una figlia liceale dev’essere un problema per tutti i genitori, ho pensato.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino