La nostra prima rivista si chiamava «Autostop». Un mensile che nasceva in quel contesto di forte partecipazione sociale e associativa; i consigli di quartiere, le associazioni studentesche, i gruppi ecologisti e pacifisti, le cooperative sociali.
Un mix tra l’house organ collettivo e una sharing economy ante litteram. Ogni associazione poteva acquisire il suo spazio, farsi aiutare nella comunicazione e sostenere economicamente il numero in relazione allo spazio occupato.
Con un formato molto originale, stretto e lungo, che si notava subito, ha fatto una corsa di 6 tappe per un anno.
[Paola: E inseguire tutti per le scadenze, e ridurre le correzioni sulle lastre (allora si chiamavano così…), e dare lo stesso peso ai testimoni di una vita e ai palloni gonfiati, sapendoli distinguere, naturalmente].