I genitori di Riccardo sono diventati amici dei miei e le nostre madri si sentono spesso al telefono.
“Non so se essere contento o no” mi ha detto Riccardo qualche giorno fa.
“Perché?”
“Perché adesso mi sembra di essere controllato non solo da una, ma due madri. Scommetto che la mia si è già raccomandata con la tua perché mi dia consigli e le riferisca come mi comporto”.
“Figurati se mia madre si mette a fare la spia. Se vuoi saperlo, a mia madre piaci parecchio”.
“Non ne vedo la ragione”.
“Dice che hai un bel carattere, che sei schietto e mai ipocrita”.
“Mi stai prendendo in giro?”
“E’ la verità”.
Ieri sera abbiamo deciso di andare a cenare insieme fuori io e mio padre, Riccardo e il suo.
Una cena per soli uomini, insomma. In realtà sia mia madre, sia quella di Riccardo avevano stabilito di cenare insieme a casa mia, per scambiarsi delle idee a proposito di qualcosa di cui non hanno voluto parlarci.
“Possibile che le donne abbiano sempre dei segreti da raccontarsi?” mi ha chiesto Riccardo senza aspettare una risposta.
Il ristorante dove siamo andati è famoso per le zuppe di pesce. E a tavola ce n’è stata servita una molto saporita e un po’ piccante. A un certo punto, mangiando, mi è finita in bocca una pallina rotonda e dura che sono riuscito a sputare nella mia mano senza farmi notare.
Ho pensato che se l’avessi mostrata agli altri sarebbe scoppiato uno scandalo e il padrone del ristorante sarebbe finito in rovina. Doveva essere una piccola biglia finita chissà come nel mio piatto.
L’ho messa in tasca e ho ripreso a mangiare con più cautela. L’avrei fatta vedere a mio padre a fine cena.
In realtà me ne sono scordato e l’ho tirata fuori soltanto quando sono tornato a casa.
“Guardate cosa c’era nel mio piatto”.
Mia madre si è spaventata, mio padre ha rigirato la sferetta tra le dita e l’ha esaminata con attenzione.
“E’ una perla, e abbastanza insolita, credo”.
E mi ha fatto notare il suo speciale colore, tra il rosa e il viola.
“Domani la facciamo esaminare da un orefice”.
“Credi che ne valga la pena?” gli ha chiesto mia madre.
“Forse”.
L’orefice non ha avuto dubbi.
“Sono un esperto in materia” ci ha detto “e posso assicurarvi a occhi chiusi che questa perla rara vale almeno 400 euro. Se volete, ve la compro io”.
Gliel’abbiamo venduta seduta stante, senza stare a discutere sul prezzo.
“I soldi sono tuoi” mi ha detto mio padre “e puoi metterli nel tuo salvadanaio”.
Io però ho osservato che se non fossimo andati a cena con Riccardo e suo padre, non avrei trovato la perla. Perciò ho deciso di dividere i 400 euro con Rick.
Era così felice e incredulo, che mi ha abbracciato.
“Grazie, Tony. Mi serviranno per acquistare una nuova bici superaccessoriata. Pensa se l’avessi ingoiata!”
Ho preferito non pensarci.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino