Oggi, sabato, alle dieci e mezza ero solo in casa. Non mi capita spesso di avere la casa tutta per me e ho pensato a come potevo sfruttare l’occasione.
Dare un’occhiata nella stanza di Erica? So che per essere sicura che io non vada a curiosare tra le sue cose, le dispone in un modo tale che si accorge subito se qualcuno le ha manomesse. E’ veramente il colmo dell’esagerazione.
“Meglio di no” ho detto a Nessuno.
Mia madre mi aveva raccomandato di non aprire la porta ad anima viva.
“C’è Nessuno con me” le ho detto.
“Non importa. Non aprire lo stesso”.
Stavo per andare in camera mia ad accendere il computer o a leggiucchiare un libro, quando ho sentito suonare il campanello dell’appartamento accanto al nostro.
Ci abita Pasqualina. Ha ottant’anni e da mesi, ormai, non esce più di casa. Cioè da quando cadde in cucina e si fratturò una gamba. Adesso è in grado di camminare, ma ancora non si fida a uscire. Perciò la spesa gliela fa mia madre. E qualche volta sono io che vado a spedire le sue ricette in farmacia.
“Sei un bravo ragazzo, Antonio” mi dice. “Tua madre ha fatto proprio una bella cosa a farti nascere”.
“Anche mio padre”.
“Si capisce. Ma è lei che ti ha portato in pancia nove mesi. Un bel sacrificio, credimi. Ma nel tuo caso ne è valsa la pena”.
Ho accostato l’occhio allo spioncino della porta e ho visto che alla porta di Pasqualina avevano suonato un ragazzo e una ragazza che sembravano nervosi mentre agitavano un paio di cartelline.
“Chi è?” ha chiesto Pasqualina.
“Controllo elettricità, signora”.
“Che significa?”
“Ci apra e glielo spieghiamo”.
“Funziona tutto bene in casa”.
“Guardi che abbiamo una proposta molto interessante per farle risparmiare un bel mucchietto di soldini”.
Pasqualina ha socchiuso la porta, i due l’hanno spinta da parte e hanno cercato di entrare in casa.
Pasqualina ha cominciato a piangere, ha provato di mettersi di traverso e ho capito che dovevo fare subito qualcosa, prima che i due entrassero e chiudessero la porta.
“Nessuno, dammi una mano” ho detto al mio cane. “Adesso devi abbaiare più forte che puoi. Devi risvegliare i morti”.
Nessuno non mi ha mai disubbidito. Appena mi sono affacciato sul pianerottolo, si è messo ad abbaiare così forte, che quasi subito hanno cominciato ad aprirsi le porte degli altri alloggi.
I due, vistisi puntati da Nessuno, hanno fatto dietro front, si sono infilati nell’ascensore e sono fuggiti.
“Grazie, grazie, Antonio” mi ha detto Pasqualina. “Che scema sono stata ad aprirgli. Meno male che c’eri tu. Mi hai salvato la vita e i pochi soldi che ho in casa”.
Sono entrato da lei e abbiamo atteso insieme l’arrivo di mia madre.
“Dobbiamo chiamare il 112?” mi ha chiesto Pasqualina.
“Non è il caso. Non hanno rubato nulla e non si può fare una denuncia, credo”.
Quando ho riferito la faccenda a Riccardo, mi ha detto: “Devo procurarmi anch’io un cane”.
La serie del piccolo Antonio di Angelo Petrosino