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La resistenza appare come uno degli arcipelaghi meno conosciuti nell’oceano della Seconda Guerra Mondiale. Gran parte della letteratura sul tema è costituita da contributi epici, commemorativi, per non dire agiografici.
L’originalità del saggio di Sémelin consiste nel fatto che egli propone una lettura completamente diversa, o più esattamente un diverso approccio alla Resistenza europea, in quanto privilegia quella che egli chiama la «resistenza civile», ossia «un processo spontaneo di lotta della società civile con mezzi non armati, sia attraverso la mobilitazione delle sue principali istituzioni, sia attraverso la mobilitazione delle sue popolazioni, oppure grazie all’azione di entrambi gli elementi».
Autorə
Jacques Sémelin (Le Plessis-Robinson, 1951), psicologo di formazione, è ricercatore di storia contemporanea presso il centro «Comunicazione e politica» del CNRS; studioso dell’azione nonviolenta, si è occupato anche delle modalità di comunicazione dei Paesi occidentali con l’Est, e ha diretto la rivista francese «Action Nonviolente». Ha dedicato i suoi studi alle strategie di resistenza non armata in opposizione ai regimi totalitari, integrando la tradizionale impostazione di carattere storico con la ricerca dei principi etici e dei meccanismi psicologici che agiscono nelle società impegnate in azioni nonviolente. In questa prospettiva si collocano i suoi libri: Per uscire dalla violenza (EGA, 1985); La dissuasion civile (Fondation pour les etudes de Defense Nationale, 1985); La non violenza spiegata ai giovani (Archinto, 2001); Purificare e distruggere. Usi politici dei massacri e dei genocidi (Einaudi, 2007).