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Fin dagli anni Cinquanta, Danilo Dolci ha saputo costruire una rete di collaboratori, intellettuali e non, che si sono interrogati in profondità sul senso del comunicare e sulle sue implicazioni sociali, politiche e quindi umane.
La tesi di questo saggio, pubblicato per la prima volta nel 1988, attinge proprio da questo lungo e intenso lavoro di confronto e di riflessione, e si può riassumere così: «La comunicazione di massa non esiste!».
Non è un vezzo linguistico, perché Dolci ne deriva che «per comunicare non basta l’iniziativa del singolo: occorre l’attivo corrispondere di un altro, di altri». Pertanto la comunicazione interpersonale è frutto di un reciproco adattamento creativo, mentre l’educazione non si riduce a trasmettere un sapere da una generazione all’altra, ma è una conversazione d’amore reciproco nella quale si scopre il potere creativo della parola. E se la creatività non si trasmette, ognuno di noi, potendola sperimentare, se ne può però arricchire.
Danilo Dolci denuncia i danni derivanti in ogni ambito da rapporti unidirezionali, trasmissivi, violenti, e propone l’alternativa della comunicazione, della maieutica reciproca, della nonviolenza. Non si stanca di sottolineare la distinzione tra dominio e potere, in quanto il dominio genera una società violenta.
Un libro fondamentale per ottenere una padronanza personale ed effettiva su ciò che impariamo, per affrontare problemi, domande e questioni con la logica della ricerca e quindi produrre un’effettiva conoscenza.
Il libro è permeato da una tensione educativa per guidare verso una profonda coscienza delle proprie competenze, liberarci delle personali insufficienze e superare gli stereotipi in cui siamo calati. Solo in questo modo le persone avranno la giusta fiducia per muoversi non a rimorchio ma con le proprie forze, imparando a «pilotarsi» come veri protagonisti del proprio destino.
Questa terza edizione viene riproposta con un’ampia introduzione di Daniele Novara, pedagogista e fondatore del Centro Psicopedagogico per la Pace di Piacenza, che presenta i tratti fondamentali del pensiero del grande pedagogista.
Autorə
Nasce a Sesana (TS) nel 1924 e cresce in Lombardia. Nel dopoguerra partecipa all’esperienza di Nomadelfia e si reca nel ’52 a Trappeto (PA). Il 14 ottobre del ’52 inizia il suo primo digiuno sul letto di un bambino morto per fame. Varie iniziative di lotta nonviolenta (con i contadini della Valle dello Jato, i disoccupati, per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare, per la ricostruzione dei paesi terremotati del Belice) gli valgono denunce e condanne nei tribunali ma anche il sostegno di numerosi comitati di solidarietà in Italia e all’estero, ripetute candidature al premio Nobel per la Pace, il conferimento del Premio Lenin per la pace (’58) e del Premio Socrate di Stoccolma (’70). Risalgono a un primo periodo i libri inchiesta (Banditi a Partinico, Inchiesta a Palermo, Spreco) di studio e di denuncia delle cause di sottosviluppo. A partire dagli anni Settanta, col contributo di esperti internazionali, Dolci inizia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto e negli anni successivi gira l'Italia per animare laboratori maieutici in scuole, associazioni, centri culturali. Ha raccolto la sua produzione poetica in due titoli, Creature di creature e Palpitare di nessi, mentre si sono moltiplicate le traduzioni delle sue opere. È morto a Trappeto il 30 dicembre 1997.
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